Perché i cinesi sono leader nelle batterie delle auto elettriche
Negli ultimi anni, la Cina si è affermata come leader nella produzione di batterie, componenti fondamentali per l’innovazione e la diffusione di veicoli a emissioni zero. Un primato che deriva da una strategia ben pianificata, trasformando la Cina nel centro nevralgico della tecnologia delle batterie.
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La strada verso la supremazia
Come ha fatto la Cina a conquistare questa posizione dominante? Analizziamo i fattori chiave che hanno contribuito al successo cinese nel settore delle batterie per auto elettriche.
Due decenni fa, la Cina si trovava di fronte a due sfide principali: la crescente dipendenza dalle importazioni di petrolio e l’urgente necessità di affrontare l’inquinamento atmosferico urbano. La soluzione adottata è stata l’elettrificazione della flotta automobilistica.
A sostenere questa visione, il capo del Ministero della Scienza e della Tecnologia, consapevole che le aziende cinesi non potessero competere con le tecnologie dei motori a combustione interna già consolidate in Occidente, ha promosso i “nuovi veicoli energetici” (NEV), ovvero i veicoli elettrici.
Sussidi e politiche di sostegno
Dal 2009 al 2022, il governo cinese ha investito circa 29 miliardi di dollari in sussidi, incentivi fiscali e ricerca per sostenere l’industria dei veicoli elettrici (EV). I produttori di EV hanno beneficiato di sussidi per ogni unità venduta, ma soprattutto hanno avuto agevolazioni su terreni e prestiti a condizioni favorevoli dalle banche statali.
Le amministrazioni locali hanno accelerato la crescita del mercato convertendo le flotte di autobus e taxi in elettrici e offrendo vantaggi significativi ai consumatori, come sconti sulla ricarica, parcheggi riservati e deroghe alle restrizioni sul traffico.
Per rafforzare l’industria delle batterie, la Cina ha stabilito che i veicoli elettrici stranieri, come quelli di Tesla e General Motors, utilizzassero batterie prodotte localmente per accedere ai sussidi destinati ai consumatori. Questa decisione ha garantito che la domanda interna sostenesse la crescita delle aziende cinesi produttrici di batterie.
Nel 2022, sebbene i sussidi siano stati eliminati, la domanda di EV era ormai consolidata, con oltre la metà delle nuove vendite di auto nel 2024 rappresentate da veicoli elettrici.
Controllo della filiera e innovazione
Il dominio cinese nella produzione di batterie è strettamente legato al controllo della catena di approvvigionamento delle componenti. Le batterie agli ioni di litio, comunemente utilizzate nei veicoli elettrici, sono costituite da quattro componenti principali: catodo, anodo, elettrolita e separatore.
Le aziende cinesi hanno acquisito partecipazioni in miniere di minerali critici come nickel, cobalto e manganese, garantendo così il controllo sulla produzione e sui prezzi. Inoltre, la Cina ha stabilito il primato nella raffinazione di questi minerali, un processo evitato da altre nazioni per il suo elevato impatto ambientale.
Le aziende cinesi producono la maggior parte dei componenti delle batterie e gestiscono le fasi successive alla raffinazione, assemblando le batterie in celle pronte per l’uso nei veicoli elettrici. Questa integrazione verticale ha consentito alla Cina di mantenere il controllo sui costi e sull’innovazione delle batterie, superando storicamente leader come Giappone e Corea del Sud.
Innovazioni tecnologiche e nuove batterie
Il monopolio cinese sulle batterie è rafforzato da una costante innovazione tecnologica. Negli ultimi anni, le aziende cinesi hanno sviluppato tecnologie che riducono la dipendenza da minerali costosi come nickel e cobalto, passando a batterie al litio ferro fosfato (LFP). Queste nuove batterie offrono migliori prestazioni e costi inferiori.
Ad esempio, CATL ha introdotto una batteria LFP in grado di alimentare un’auto per 1000 chilometri e che si ricarica dell’equivalente di 1 km al secondo, mentre BYD ha sviluppato la “blade battery”, che ottimizza lo spazio per aumentare l’autonomia.
Reazioni internazionali e futuro
Il successo della Cina nel settore delle batterie mette in difficoltà le case automobilistiche occidentali. Attualmente, solo i dazi sembrano essere l’unica soluzione praticabile. L’UE sta considerando tassazioni extra per le auto cinesi, portando Volvo a spostare parte della produzione dalla Cina al Belgio, mentre la Turchia ha già introdotto nuovi dazi.
Negli Stati Uniti, politiche recenti mirano a limitare l’uso di componenti cinesi nelle batterie per ottenere crediti fiscali. Tuttavia, solo il 20% dei modelli di EV ha soddisfatto questi requisiti. Nonostante l’investimento di miliardi per costruire una propria industria delle batterie, si stima che gli Stati Uniti necessiteranno di oltre 82 miliardi di dollari entro il 2030 per soddisfare la domanda interna.
Rimane da vedere se le case automobilistiche occidentali riusciranno a liberarsi dalla morsa cinese. Considerando le acquisizioni e i capitali investiti negli ultimi anni, il futuro appare incerto. Basta osservare i marchi in mano a Geely, tra cui Volvo, Daimler, Smart e Lotus, per comprendere quanto i cinesi abbiano giocato d’anticipo. In tale contesto, distinguere tra europei e cinesi diventa sempre più complesso.
Via | VOX